Pieddo1Esso è composto dai quartieri “Civita”, “Terra” e il “Casale”. I primi due racchiusi nella cinta muraria, con le sue quattordici torri di guardia, rappresentano il nucleo urbano più antico, indicato in alcuni documenti con il nome di “Civita” e che intorno al 970 per volontà di Sueriplo condottiero degli Schiavoni, prese il nome di Vicus. Il quartiere “Terra” forse ha questo nome perché venne costruito ed abitato da quelle persone che rientrarono nel nucleo urbano, invitati da Sueriplo, prima dispersi nei casali e terre intorno a Vico. Il “Casale” invece, occupa tutta la fascia collinare sottostante alla Civita e alla Terra e risale al 1600. Secondo la tradizione, il quartiere Casale fu costruito da immigrati fuggiaschi illirici cristiani, sbarcati sulla spiaggia di San Menaio.  Di questa presenza Vico conserva il nome della sorgente Asciatizzi che per il tratto che scorre sotto il Casale è chiamato “u rekh” che in slavo significa “il fiume”. Il centro storico presenta un’architettura spontanea, di tipo mediterraneo, adeguata alle esigenze difensivistiche e vitali del tempo.   

Il Centro Storico di Vico per dimensioni, è tra i più grandi del Gargano, è senza dubbio uno dei più suggestivi e pittoreschi non solo del promontorio, ma anche dell’intera Puglia. Il merito di ciò va non solo ai suoi monumenti come il Castello normanno-svevo-aragonese, la Chiesa Matrice dell’Assunta e le altre chiese, ma anche alle sue strade strette e tortuose che si diramano a spina di pesce, a suoi larghi, ai suoi passaggi coperti, ed alle sue abitazioni dall’architettura spontanea con la stalla al pian terreno, i locali abitativi a quelli superiori, i “pieddi” (scalinate esterne d’accesso) per lo più paralleli al fronte, gli artistici comignoli in corrispondenza del focolare (“Cucine Monacesche” luogo di socializzazione della famiglia), i portali scolpiti in pietra, le edicole votive.

Saltuariamente senza un ordine preciso le stradine sono attraversate da una serie di archi che servivano da sostegno per le case. Nella Civita, nei pressi della chiesa sconsacrata di San Martino, sono ancora visibile le mura di una castello, che probabilmente perse di importanza con la costruzione del castello Normanno. Dal giro esterno è ben visibile la merlatura.

Inoltre non mancano i trappeti (antichi frantoi), scavati nella roccia al di sotto delle abitazioni, per la molitura delle olive. Infatti l’olio insieme agli agrumi ha per secoli costituito un capitolo importante dell’economia del comune garganico, prettamente agricola ed anche pastorale.

Le caratteristiche urbanistiche ed architettoniche del centro storico vichese si sono tuttora conservate in massima parte intatte, e non è un caso che sia entrato a far parte del circuito dei “Borghi più belli d’Italia“.