Dopo la soppressione del Convento dei Carmelitani,
già nella prima metà del Seicento, il convento fu
 sede dell'ospizio dei padri Roccettini (ne fa
riferimento Padre Bernardo da Arezzo in un manoscritto
 del 1695), incamerato dai Borboni di Napoli nel 1782.
 Nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico si legge:
 "Sta la detta Grancia situata sopra la cima di una
dolce collinetta e consiste in una piccola chiesuola".
 Questa è costituita da un ambiente mononavato, coperto
 da volta a botte, e da un altro vano attiguo
asimmetrico dove sono esposte le statue dei Misteri,
 portate in processione il Venerdì Santo. Originale
la soluzione strutturale e compositiva della facciata
che ingloba la torre companaria e che conserva sul
portale il bassorilievo, in pietra, con i tre monti
sormontati dalla croce, simbolo della Casa madre tremitense.
Numerosi gli interventi di restauro susseguitisi nei
secoli, al punto da non permettere una identificazione
sicura del nucleo originario del convento: la sacrestia
è forse ricavata da un segmento del chiostro. La chiesa,
 che nel 1837 risulta proprietà del signor D. Carlo
Forquet di Napoli, è oggi edificio soggetto alle norme
di tutela della legge 1089 del 1039
(declaratoria del 22.11.1978).